Nicea (325) allora e ora

Studi di teologia
Nuova serie
Anno XXXVII 2025/1
N. 73


Introduzione

La fede evangelica è una fede storica: Dio ha operato nella storia umana nella creazione intera, attraverso Israele e, in modo ultimo, attraverso la persona del Signore Gesù, il Figlio di Dio incarnato nella storia. Il fatto che la nostra fede sia storica significa anche che Dio continua ad operare nella storia. Anche se la chiesa non è sempre stata obbediente fino in fondo, Dio ha sempre avuto uomini e donne fedeli che hanno reso testimonianza all’evangelo, il più delle volte in mezzo a sfide e spesso in un contesto tumultuoso.

1. Perché celebriamo Nicea

Nel 2025 ricorre il 1700° anniversario del Concilio di Nicea. Lì si riunì un'assemblea di conduttori cristiani per discutere una serie di problemi che stavano influenzando la chiesa, specialmente legati ad alcuni falsi insegnamenti riguardanti la persona e l'opera di Gesù Cristo. Fu il secondo concilio della chiesa cristiana, dopo quello di Gerusalemme di cui si parla in Atti 15. Quello che è uscito da Nicea è stata una breve ma potente dichiarazione di fede (cioè il Credo di Nicea): essa ha evidenziato ciò che la Bibbia insegna sulla persona di Gesù Cristo come avente la stessa natura di Dio Padre e ha elaborato un riassunto della fede cristiana che continua ad essere un punto di riferimento per la chiesa. Come evangelici la cui fede è biblica e storica, ci sono buone ragioni per celebrare l’anniversario di Nicea.

  • E’ un’occasione per lodare Dio per uomini come Atanasio e altri che hanno difeso incessantemente la verità del Vangelo contro i falsi insegnamenti. Siamo sulle spalle di uomini e donne di fede di tale calibro. Siamo chiamati ad essere uomini e donne di convinzione e coraggio, pronti a soffrire per il Vangelo.

  • E’ un ricordo del fatto che la difesa della verità biblica (cioè l'apologetica) fa parte integrante della responsabilità cristiana. Tutte le generazioni hanno le loro sfide apologetiche da affrontare. Viviamo in un mondo diverso da quello di Nicea, ma la passione per la verità che è stata mostrata lì e i contenuti della fede lì difesi sono una fonte di ispirazione.

2. Perché confessiamo ciò che a Nicea fu riconosciuto

Il Credo di Nicea è costruito sulla confessione di Dio come Triuno: uno nella natura e Tre nelle Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo. Motivato a chiarire l'identità di Gesù Cristo come Figlio di Dio incarnato, il Concilio ha inquadrato il riconoscimento di Gesù Cristo come avente la stessa natura del Padre nel contesto di Dio come Trinità. La professione di Dio, questo Dio, ha un significato supremo per la fede cristiana. Tutti gli aspetti della vita cristiana (dottrina, etica, liturgia, missione, visione del mondo) sono modellati da essa. Questo per dire che il vangelo biblico sta in piedi o cade sulla realtà di Dio, Creatore, Provveditore e Redentore, essendo l'unico e vero Dio come Padre, Figlio e Spirito Santo.

A differenza di altre comprensioni di Dio del IV secolo, che descrivevano Dio come Uno e il Figlio come "simile" ma non uguale al Padre nella sua divinità (ad esempio, l'eresia ariana), il Credo di Nicea intende la rivelazione biblica come la presentazione di Gesù come Dio incarnato e di Dio come Uno e Trino.

  • In continuità con Nicea, la teologia evangelica afferma che Gesù Cristo confessato come Dio-uomo è una verità fondamentale del Vangelo. Non c'è vangelo (buona novella) se Gesù non è pienamente Dio e pienamente uomo: nessuna salvezza è possibile, nessuna certezza è raggiungibile. In questo senso, il cristianesimo evangelico è un'estensione del cristianesimo niceno.

  •  Riconosciamo che le sfide alla nostra fede comporteranno sempre il tentativo di minare la verità che Gesù Cristo è pienamente Dio e pienamente uomo. Ad esempio, dopo più di mille anni da Nicea, i Riformatori del 16° secolo ripresentarono la stessa passione per Gesù Cristo nello slogan "Solo Cristo", a causa di deviazioni dal vangelo che volevano spingere a confidare in Maria e nei santi per la salvezza o a gonfiare le prerogative di un sistema sacramentale a scapito di una relazione personale. Solo Cristo è il Dio-uomo (Nicea), solo Cristo è l'unico e sufficiente Salvatore (Riforma). 

3. Perché abbiamo bisogno di una visione biblicamente sobria e realista di Nicea

Nonostante tutto l'apprezzamento che dobbiamo avere per Nicea, allo stesso tempo non si possono trascurare i condizionamenti storici e i suoi limiti teologici. La celebrazione evangelica non può essere ingenua. In primo luogo, a Nicea si accettò che una questione teologica ed ecclesiastica dovesse essere discussa sotto la guida dell'imperatore romano (Costantino) e che le decisioni dell'assemblea dovessero essere attuate dallo Stato con la forza della coercizione. Questa confusione di ruoli ha avuto un effetto ad altissimo impatto nei successivi sviluppi della storia. Ha spianato la strada all'offuscamento dei confini tra chiesa e Stato e ha dato legittimità all'intrusione dello Stato nelle questioni religiose.

In secondo luogo, mentre il Credo di Nicea si concentrò sulla persona di Gesù Cristo come Dio-uomo, ha soltanto sfiorato l'opera di Gesù Cristo nella salvezza e come il vangelo può essere ricevuto dai peccatori. I successivi deragliamenti nella storia della chiesa, ad esempio il marianesimo, il papato, il sacramentalismo, mostrano che Nicea non ha fornito sufficienti argini teologici perché la chiesa non cadesse in errore. Nicea è stata un trampolino di lancio, non la piena realizzazione della teologia cristiana.

  • Occorre essere consapevoli che il modello di rapporto tra chiesa e Stato che fu accettato a Nicea non è quello della Bibbia. Nonostante tutto il bene che Nicea ha fatto per la chiesa all'epoca e in seguito, questo aspetto della sua eredità deve essere considerato come una "cattiva" tradizione che la chiesa ha seguito e che è diventata un compromesso. La Bibbia insegna che la chiesa e lo Stato devono essere separati sotto la suprema autorità di Dio; che la dottrina della chiesa deve essere insegnata senza coercizione; che la disciplina della chiesa deve essere applicata con misure e strumenti spirituali.

  • Sosteniamo pienamente ciò che Nicea afferma come necessario per una fedele testimonianza del vangelo biblico, ma non come base sufficiente per l'unità e la missione cristiana. Diversi raggruppamenti ecclesiastici possono approvare Nicea a un certo livello, ma hanno dottrine profondamente diverse sulla salvezza, la chiesa, la preghiera, l'aldilà, ecc. Nicea non è il vangelo: è una testimonianza fedele ma limitata al vangelo. Nicea può essere pienamente apprezzata attraverso le lenti bibliche che la Riforma e i Risvegli evangelici hanno sottolineato: "Solo Cristo" è il Salvatore e la salvezza è ricevuta per “sola fede” secondo l’autorità ultima della Scrittura. Questo Nicea non lo dice chiaramente, il vangelo sì.

Leonardo De Chirico

Hanno collaborato a questo fascicolo:

Stéphane Simonnin è docente di Greco e di Storia della chiesa al London Theological Seminary.

Clay Kannard è pastore della chiesa evangelica Breccia di Roma, incaricato di corsi al programma Living & Learning (Roma) e direttore della comunicazione della Reformanda Initiative.

Leonardo De Chirico è docente di Teologia storica all’IFED e pastore evangelico. Il suo ultimo libro è Tell Your Catholic Friend. How to Have Gospel Conversations with Love, Brentwood, B&H Books 2025.

Davide Ibrahim è dottorando di ricerca in teologia all’Università di Utrecht con una tesi sui Padri della chiesa nella teologia di H. Bavinck.


Sommario

Articoli

  • Stephane Simonnin, “Il concilio di Nicea (325 d.C.). Una panoramica storico-teologica”

  • Leonardo De Chirico, “La cornice trinitaria di Nicea è la stessa per tutti i cristiani?”

  • Clay Kannard, “Un solo battesimo. Come interpretare la teologia battesimale di Nicea?”

  • Davide Ibrahim, “Herman Bavinck, James Orr e la ricezione di Nicea: una prospettiva neo-calvinista”

Rassegna

  • Echi di Nicea nelle Dichiarazioni evangeliche contemporanee

Scheda

Segnalazioni bibliografiche

Libri ricevuti

Indice del volume